Cosa Facciamo

Il Repertorio

Una delle caratteristiche principali del Coro “Ildebrando Pizzetti” è la diversificazione dei repertori proposti nell’arco degli anni. Fin dall’anno della fondazione il coro ha ottenuto sempre maggiori consensi per il fatto di non essersi incentrato solo su un determinato repertorio ma bensì per aver proposto nuove sonorità e modalità esecutive. È così che nel tempo si è passati dalla monodia medievale fino ad arrivare alla polifonia del ‘900, stando sempre ben attenti alla filologia interpretativa e fedeli alla pratica esecutiva prevista per quel determinato repertorio. Tralasciando i repertori eseguiti a partire dalla nascita del coro e arrivando direttamente ai giorni nostri è possibile identificare 4 repertori che attualmente il coro è in fase di studio e di esecuzione:

“Un programma diversificato con nuove sonorità e modalità esecutive”

Medievale

Il repertorio “MEDIEVALE” fonda le sue origini nello studio di alcuni brani tratti dal grande patrimonio musicale pervenutoci fino ai giorni nostri e tramandatoci attraverso preziosi manoscritti custoditi in remoti monasteri italiani ed Europei. E’ proprio da uno di questi testi che sono tratti alcuni dei brani appartenenti a questo repertorio: il “Codice Huelgas”, del XII sec, assieme a “Llibre Vermell de Montserrat”, del XIV sec. e con il “Codice di Montecassino” del XIII sec, formano un corpus di immensa ricchezza musicale sacra medievale. Brani quali Salve Porta Regis e Benedicamus Domino, per coro femminile a 3 voci il primo e a 2 voci il secondo, danno un chiaro esempio di cosa fosse la polifonia e la politestualità presente nella musica tra 1200 e il 1300. Del compositore Pietro Abelardo, XII sec, è invece il brano intitolato O quanta qualia, un inno eseguibile sia a 2 voci maschili che femminili. Un altro inno proveniente dalla tradizione anglosassone è l’Inno a San Magno per 2 voci pari. Mentre, proveniente dalla tradizione del dramma liturgico è Ludus Danielis, dal quale il coro esegue il brano processionale Congaudente celebremus del XIII sec. per 2 voci, con l’accompagnamento di un organo portativo a mantice manuale.

Barocco

Il repertorio “BAROCCO” è composta da brani composti da autori quali Buxtehude, Vinaccesi, Hammerschmidt, Pachelbel, Caldara e Schutz. I brani sono per coso misto a 4 voci accompagnati da strumenti a corda come, ad esempio, nel caso di In dulci jubilo di Buxtehude e di Jesu meine freude di Hammerschmidt mentre per basso continuo sono i brani tratti dalla Missa Brevis di Pachelbel e Si consurgis quasi aurora di Vinaccesi.

Voci dal Mondo

Polifonia profana proveniente da diverse parti mondo, e differenti stili, dal rinascimento alla musica contemporanea.

L’idea del repertorio intitolato “VOCI DAL MONDO” nasce dalla curiosità di esplorare la polifonia popolare europea importata dagli studenti stranieri giunti a Parma. La presenza di studenti provenienti dal programma “Erasmus” ha contribuito allo studio di musiche provenienti da tutta Europa, e non solo, ampliando così il già vasto repertorio affrontato negli anni precedenti. Una Milonga di Piazzolla, una suggestiva ninna-nanna cipriota, un canto evocativo la sera con il brano proveniente dalle pianure ungheresi, la Spagna con i suoi allegri motivetti, tutto ciò e molto altro compone un repertorio davvero straordinario sia per diversità di suoni che di linguaggi.

Mille ‘900

Concerto di polifonia sacra medievale (XI-XII-XIII sec.) accostata a brani di autori del XX secolo (ad esempio, Biebl, Bardos, Di Piazza, Pizzatti) che si sono ispirati a quel periodo storico, utilizzandone anche i metodi compositivi ed espressivi.

“MILLE-’900” prevede l’esecuzioni di una serie di brani che abbracciano un arco storico che parte dall’ anno 1000 fino ad arrivare alla fine del XX sec. il tutto legato da un metodo compositiva ed espressivo che si rifà al medioevo ma che viene rivisitato nei secoli fino ai giorni nostri. Il compositore Bardos ne dà un chiaro esempio nel brano intitolato Eli,Eli!! dove in alcune parti del brano, l’espressività tipica del ‘900 viene sommata alla tradizione del canto gregoriano. E’ cosi anche per il mottetto di Orlando Di Piazza O quam amabilis e per il Padre Nostro di Pettinati, anch’essi intriso di quella sacralità scaturita dagli accordi cari ai compositori tardo medievali ma rielaborati in chiave decisamente moderna. L’antico si alterna al moderno, la tradizione si fonde nella contemporaneità, le melodie delle abbazie incontrano le armonie novecentesche.